Fare poesia, affermano i versi di Cuevas, è fare memoria, abitare il paradosso e il miracolo della clessidra che, nel suo consumarsi, si ricompone: una mistica segreta è compagna al divenire di questi frammenti, qualcosa che illumina nel suo disfarsi: fiume che si fa greto, candela che si raccolga in cera: verticalità e consunzione, tensione verso il dio che non esiste destinata ad aggrumarsi nell'arabesco, a percorrere i labirinti orizzontali del nostro tempo e del vivere.
Miguel Angel Cuevas, Enzo Cannizzo, Giovanni Miraglia