Il fresco di uscita, ultimo romanzo di Simona Lo Iacono, "Virdimura" (Guanda, 219 pagine, 16,90 euro). Un'altra perla, della siracusana magistrato in corte d'Appello di Catania, sezione minori e famiglia, della scrittrice che sussurra alle storie e le sublima. Come? Con una prosa poetica e un lingua colta, avvezza alla sapiente mescolanza col nostro dialetto, e con altre lingue, come l'ebraico, in questo Virdimura. Inconsueto nome di donna, nella Catania ebraica del 1300, tra Giudecca soprana e sottana, forte come le mura che cingono la città, verde come il muschio che affiora dalle stesse.
Era già presente in studi di Anna Precopi Lombardo e Angela Scandaliato, e nell'opera letteraria "La bolgia delle eretiche" di Marinella Fiume, ma Virdimura iudea, prima donna della storia ad ottenere nel novembre 1376 "licenza a praticare l'arte della medicina inerente cure della psiche e del corpo, in massimo grado nei confronti dei poveri", giusto documento conservato all'Archivio di Stato di Palermo (Real Cancelleria), col romanzo della Lo Iacono viene incoronata tra le eroine di Catania, al fianco della leggendaria Gammazita e della risorgimentale Peppa a cannunera.
Scritto in prima persona, è Virdimura che, davanti alla Commissione di giudici riuniti per decidere se concederle la licenza per curare, ripercorre la propria vita, la nascita con contestuale morte della madre Miriam, che le lascia la lettera svelata nelle ultime pagine del romanzo e la dote di un filo di lana, il padre Uria, che le insegna a guarire sia i corpi che le anime, senza distinguere tra musulmani, cristiani o ebrei, il suocero de Medico Josef, il marito medico Pasquale, alleato fedele che arrotolava i piedi sui suoi.
Forte di precedenti frequentazioni nei suoi romanzi su proprietà e poteri di erbe spontanee, piante officinali, frutti e pietre, anche in Virdimura La Iacono ci delizia e ci ammalia.
Suggestiva e significativa la lingua ebraica, la cui conoscenza aiuta secondo gli studiosi a penetrare meglio i testi biblici, nella narrazione di Virdimura, dallo zevad habat (rituale di benvenuto per le bambine) al kaddish (per l'anima del defunto), dal midrash (casa di studio) a bar mitzvah (figlio del precetto), dallo shiddukh (domanda di matrimonio) al mohar (risarcimento in caso di divorzio), dal ketubah (contratto maritale) alla gemiluth chasadim (pratica delle buone azioni), per finire con rechitzah, lavaggio del corpo, taharat, purificazione rituale e halbashah, vestizione.
Promosso.
SIMONA LO IACONO, Agata Maria Caruso, Ivana Zuccarello