DESCRIZIONE
Il volume, che contiene una prefazione del semiologo e filosofo Ugo Volli, rappresenta un importante punto di arrivo dell'ultratrentennale percorso di ricerca condotto dall'Autore nell'ambito della musica scritta nei campi di concentramento, sterminio e altri luoghi di prigionia civile e militare del mondo negli anni della Seconda Guerra Mondiale; il tema - trattato anche nel precedente libro "Un canto salverà il mondo" (Feltrinelli) -, viene questa volta affrontato da un altro punto di vista, quello dei valori umani che la musica sottratta all'oblio da Lotoro è in grado di trasmettere al mondo contemporaneo e alle generazioni future. Il libro fornisce infatti una lettura profondamente alternativa degli eventi più drammatici del Novecento, meno politica e più umanistica, mostrando come Ghetti, Lager e Gulag, oltre che luoghi di sofferenza e di morte siano stati - grazie allo spirito di resilienza dell'essere umano - centrali di intelletto e cuore, laboratori di un nuovo Uomo vitruviano.
Quello che infatti Francesco Lotoro invita a considerare "è il ruolo emancipatore della creazione musicale in prigionia e deportazione”. Oltre che uno scritto sulla musica concentrazionaria, creata in condizioni di privazione dei diritti fondamentali dell’uomo, è dunque anche un invito a ripensare un’Europa fortemente antropocentrica nella quale Cultura e Arte in generale siano motori del benessere sociale e dell’economia.